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PIETRO BARSANTI: UN MAZZINIANO SOGNATORE

Il 2 giugno 2003, con una solenne cerimonia, furono riportati a Gioviano i resti del Caporale del Regio Esercito Pietro Barsanti, mazziniano e massone,  fucilato al Castello Sforzesco di Milano, nel 1870, per essere stato coinvolto in un tentativo di insurrezione. Nell'occasione fu pubblicato dal Comune di Borgo a Mozzano un libro, sul quale scrissi l'introduzione che riporto di seguito:

Riportare le spoglie del giovane Pietro Barsanti, caporale del Regio Esercito, che aveva aderito all’ Associazione Repubblicana Universale fondata da  Giuseppe Mazzini nel 1866,  è stata una idea che diversi Sindaci del nostro Comune hanno, nel tempo, accarezzato.
Anche un Sindaco di una famiglia importante, legato strettamente al movimento mazziniano, come il Sindaco Pietro Pellegrini (in carica dal 1890 al 1892), che tanto fece per migliorare le condizioni di vita del nostro Comune, non dimenticò mai quel lontano figlio della nostra terra sepolto, senza i dovuti onori,  nel Cimitero Monumentale di Milano.
A Milano infatti, e per esattezza di fronte al Castello Sforzesco, Barsanti fu fucilato il 27 agosto del 1870, dopo una fallita rivolta mazziniana in una caserma di Pavia.
Fino ad oggi questo tentativo non era riuscito. Anzi i tentativi fatti, semmai, erano stati per riportare i resti di Barsanti a Lucca e collocarli insieme a quelli del famoso garibaldino lucchese Tito Strocchi che si trovano nel Famedio delle persone illustri del cimitero di quella città.
In alcuni casi vi erano stati problemi tecnici, in altri semplicemente una mancanza di interesse; in altri ancora però vi erano state sicuramente motivazioni politiche che rendevano per alcuni fastidioso un ritorno del Barsanti in Lucchesia. La memoria del Barsanti, durante il Regno d’Italia, era infatti una memoria ingombrante che bisognava cercare di far cadere nel dimenticatoio, piuttosto che ravvivarla.
Era difficile spiegare, durante la monarchia, come mai un giovane di poco più di venti anni, avesse speso la propria vita per quella che poteva sembrare una battaglia senza senso.
L’Unità d’Italia era sostanzialmente fatta anche se mancavano le terre di Istria e Dalmazia, Trento e, soprattutto, quella Capitale naturale dello stato che tutti sognavano, Roma, ancora sotto il potere temporale del Papa.
Era preferibile far apparire la stagione risorgimentale finita con le imprese gloriose di Garibaldi con la sua spedizione “dei mille” del 1860, o con le imprese, meno gloriose, della terza guerra di indipendenza del 1866 in Veneto. Le gesta di tanti altri patrioti, soprattutto se legati all’idea repubblicana di Mazzini dovevano essere dimenticate.
Anche il nostro concittadino Barsanti rientrava in quella schiera di idealisti e sognatori che si preferiva dimenticare.
Avvicinandosi la fine del mio secondo mandato di Sindaco ho voluto accelerare la soluzione di alcuni impegni morali che avevo verso i Valori in cui ho sempre fortemente creduto, anche negli anni in cui una cultura politica deteriore quasi vietava il parlare di Patria, di Nazione, o di esporre con orgoglio il Tricolore; volevo rendere omaggio ai Valori ed alle persone che, nel tempo, in quei Valori hanno creduto.
Anche Pietro Barsanti, un giovane seguace di Mazzini che crede fermamente nella libertà e nella idea repubblicana, che tenta una disperata sommossa in una caserma, sulla scia di quello che era stato l’agire di tanti patrioti o “carbonari” del risorgimento, meritava la nostra attenzione.
E riportarne i resti, dopo tanti anni, nel nostro  Comune e nel paese nativo di Gioviano, è stato un impegno preso che siamo riusciti, grazie a Dio, ad onorare. Per lasciare un segno che è più importante della realizzazione di un atteso parcheggio o del bel restauro del “sagrato” della Chiesa di Santa Maria Assunta che abbiamo voluto portare a termine in occasione di questa Festa del  2 giugno 2003.
Mi è stato di prezioso aiuto in questa impresa un giovane collaboratore, Stefano Reali, che di Barsanti e della sua storia personale e “politica” è profondo conoscitore, che si è opportunamente attivato presso le autorità milanesi, riuscendo in poco tempo ad ottenere, impegnando il prestigio della nostra Amministrazione, ciò che per tanti decenni non era riuscito.
Il caso Barsanti era per me anche una sorta di rivincita personale per un episodio spiacevole che mi aveva riguardato qualche decennio fa. Nel 1987, infatti, si tenne a Gioviano un convegno per commemorare Pietro Barsanti; furono invitate da parte dell’Amministrazione Comunale tutte le autorità istituzionali e politiche dell’epoca, ma l’invito, già recapitato, fu revocato al deputato Altero Matteoli, oggi Ministro dell’Ambiente e al  Prof. Danilo Ravenni che rappresentava la Lucchesia al Consiglio Regionale della Toscana, entrambi esponenti del msi-dn. Io che ero consigliere comunale di quel partito protestai inutilmente e per evidenti motivi di opportunità, nonostante l’interesse verso il patriota Barsanti, disertai il convegno, non potendo accettare quella che ritenevo un’assurda discriminazione.
Oggi, finalmente, in una Italia diversa dove la Festa della Repubblica torna ad essere festa nazionale e viene chiamata la Festa degli Italiani, dove il Tricolore torna ad essere il simbolo che unisce, dove il Presidente Ciampi ci invita a cantare l’ Inno Nazionale, il giovane, coraggioso idealista Pietro Barsanti torna a vivere nel ricordo e nella memoria collettiva tra le antiche case del maestoso “castello” di Gioviano.
Questa pubblicazione, che ha ottenuto l’autorevole collaborazione della “Domus Mazziniana” e che riprende alcune delle relazioni che in quel convegno del 1987, già citato, furono presentate da studiosi illustri, renderà per sempre giustizia ad un giovane che fu fucilato, per una colpa non poi così grave, a ventuno anni, per dare monito e  lezione agli appartenenti all’esercito ed ai mazziniani che volevano vedere completata l’unità di un’Italia più libera, a pochi giorni dall’ingresso in Roma dei bersaglieri, attraverso la “breccia di Porta Pia”, avvenuto il  20 settembre 1870, che segnò la fine definitiva del potere temporale della Chiesa.
In questa nostra terra di gente semplice e laboriosa, che è stata sicuramente sempre coinvolta nei grandi eventi della storia, Pietro Barsanti sarà il nostro Eroe del Risorgimento; e la sua memoria ci insegnerà che per i propri ideali e per i Valori in cui si crede si può anche morire a soli ventuno anni. 
Barsanti a Gioviano, come in tutta Italia, non dovrà essere però un ricordo sbiadito affidato alla memoria di una cerchia ristretta di suoi seguaci che gli intestarono bandiere e circoli repubblicani, ma dovrà essere una figura di cui parlare, soprattutto ai giovani.
L’Italia ora ha finalmente una democrazia compiuta e una Repubblica nata per volontà del Popolo, come avrebbe voluto Giuseppe Mazzini, maestro di Pietro Barsanti.
Ma la democrazia di oggi e i Valori di ritrovata unità di tutti gli Italiani, che la Festa della Repubblica deve testimoniare, vanno custoditi, con quella “religione laica del dovere” che deve essere insita in ogni cittadino, e amati.
Affido pertanto ai giovani la memoria di Pietro Barsanti perché sappiano, nelle mille avversità della vita, mantenere sempre quella dignità, quella rettitudine di comportamento e quelle proprie convinzioni, che il Caporale Pietro Barsanti mantenne anche di fronte a una morte palesemente ingiusta quanto feroce.
 
2 Giugno 2003 * Festa della Repubblica *

 Gabriele Brunini – Sindaco di Borgo a Mozzano

In quell'occasione il Sindaco Gabriele Brunini rilasciò alla stampa la seguente dichiarazione:

«Oggi,  finalmente, in un'Italia dove la festa della Repubblica torna ad essere festa nazionale e viene chiamata festa degli italiani, dove il tricolore torna ad assere il simbolo che unisce, dove il presidente Ciampi ci invita a cantare l'inno nazionale, il giovane e coraggioso idealista Pietro Barsanti torna a vivere nel ricordo e nella memoria collettiva tra le antiche case del maestoso castello di Gioviano».

 
 
 







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