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DONNE DI BORGO A MOZZANO: UNA INTERESSANTE MOSTRA DI FOTO DELL'ARCHIVIO DI GIACOMO AMADUCCI.

Il giorno 20 giugno 2025 si è tenuta, presso il Teatro di Verzura, all'ex convento delle Oblate di Borgo a Mozzano, l'apertura di una mostra fotografica sulle "LE DONNE DEL BORGO DAL 1850 AL 1960" organizzata da Giacomo Amaducci con la collaborazione di diversi enti e associazioni, tra cui anche la Misericordia di Borgo a Mozzano e la Biblioteca di Cune. Curatrici della Mostra, insieme a Giacomo Amaducci, sono state Gabriella Fancelli e Lorena Mariani. Anch'io sono stato invitato alla serata e ho portato il contributo che pubblico di seguito. Altri interventi della serata sono stati quelli del Sindaco Patrizio Andreuccetti, di Francesco Poggi, di Lorena Mariani e dell'avvocato Carla Guidi, oltre naturalmente a Giacomo Amaducci che ha illustrato il senso della mostra e ha parlato del suo importante archivio. A moderare la serata Gabriella Fancelli.
Tra le foto della mostra ci sono anche quelle di mia madre Flora Fini e di mia suocera Bruna Pieri che pubblico nelle immagini di questa pagina.
Gabriele Brunini 


ECCO IL TESTO DEL MIO INTERVENTO:

Le donne della generazione precedente alla nostra, che si ritrovano nelle foto di questa mostra dell’importante archivio di Giacomo Amaducci, sono le nostre nonne e le nostre mamme, che erano spesso donne semplici, forti e resilienti. Lavoravano duro per prendersi cura delle loro famiglie e delle loro comunità, spesso senza ricevere il riconoscimento che meritavano.
Mia nonna materna era del 1894 e mia mamma, figlia unica, era del 1922, vivevano al Borgo e furono entrambe casalinghe, ma ebbero occasione di lavorare in fabbrica (alla SMI di Fornaci di Barga), per brevi periodi, rispettivamente nel primo e nel secondo conflitto mondiale. La nonna paterna, di Oneta, che si chiamava Artemia ed era nata nel 1883, faceva invece la contadina, aveva sette figli e campava con quella agricoltura di sopravvivenza che certo non permetteva una vita agiata, trovandosi a convivere con enormi difficoltà e privazioni. Gli sposi tentavano spesso la via dell’emigrazione, come fece mio nonno Roberto Brunini e diversi suoi fratelli. Le mete erano l’Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti.                                                                                         
Erano donne che sapevano cucinare, cucire, prendersi cura dei bambini e gestire la casa con poche risorse, convivendo con quella “miseria decorosa” che caratterizzava la gran parte delle famiglie delle nostre comunità. Erano anche donne che sapevano ascoltare, consigliare e sostenere i loro cari nei momenti difficili.                    
La loro semplicità e la loro umiltà erano spesso accompagnate da una grande saggezza e da una profonda conoscenza della vita. Sapevano apprezzare le piccole cose e trovare gioia nelle attività quotidiane.                                                                                   
Oggi, possiamo imparare molto dalle donne della nostra generazione precedente. Possiamo imparare a valorizzare la semplicità, la resilienza e la determinazione.
Possiamo anche imparare a prendersi cura delle nostre famiglie e delle nostre comunità con amore e dedizione.
Che belle donne! Sono state un esempio per noi e continuano a ispirarci con la loro forza e la loro saggezza.

(DONNE CITATE NEL MIO INTERVENTO: Nonna paterna Artemia Micheli Brunini nata nel 1883, nonna materna Gina Martini Fini nata nel 1894, mamma Flora Fini Brunini nata nel 1922).







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