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FRATI FRANCESCANI DI BORGO A MOZZANO E DELLA VAL DI TURRITE (dal mio libro)

Una delle ricerche più interessanti nella stesura del mio libro "IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO DEL BORGO", Maria Pacini Fazzi Editore, è stata quella relativa ai tanti frati francescani provenienti dal territorio del Comune di Borgo a Mozzano.

Ai nomi di questi ho unito quelli del territorio della Val di Turrite che ho incontrato nelle ricerche, perchè la Misericordia di Borgo a Mozzano, che ha voluto e curato la pubblicazione del mio libro, ha una Sezione a Fabbriche di Vallico.

Il primo frate francescano di cui ho trovato traccia è Padre Antonio da Diecimo, che fu Guardiano del Convento di San Francesco di Lucca, per la prima volta, nel 1523, anno in cui si cominciava a costruire il Convento del Borgo.

Il capitolo del libro (pag. 157 - 165) si intitola "FRATI DELLA NOSTRA TERRA".


FRATI DELLA NOSTRA TERRA
Le Cronache e i documenti consultati hanno fatto conoscere tanti frati della nostra terra, indicati con il nome da religioso e l’appellativo del paese di provenienza. Sicuramente la presenza di un convento importante come quello del Borgo contribuiva a suscitare tante vocazioni e indirizzava tanti giovani, in tempi di miseria e di famiglie numerose, ad indossare l’ambito saio e seguire le orme di un Santo così popolare. La cosa aveva riguardato sia il territorio comunale che i territori circostanti, come testimoniano anche le provenienze dei terziari, che abbiamo visto nella “Tavola” pubblicata a pag. 111.
Dei tanti religiosi citerò solo quelli provenienti dal nostro territorio comunale o dalla Val di Turrite, dove esiste una Sezione della Misericordia di Borgo a Mozzano.
Ecco dunque l’elenco:
P. Antonio da Diecimo, fu guardiano del convento di Lucca nel 1523,1535,1543 e 1547. Il nome di questo frate risulta anche, per tre volte, tra i Commissari Apostolici per la Fabbrica di S. Pietro a Roma (le “patenti” di questi incarichi si conservano, come dice Padre Giovannetti in una sua pubblicazione, nell’archivio del convento di Ognissanti in Firenze).
(Da notare che la fondazione del convento di Lucca risale al 1228 e che i guardiani duravano in carica un anno e potevano essere rieletti).
P. Serafino da Valdottavo fu guardiano del S. Francesco di Lucca nel 1575.
Dalle cronache di S. Cerbone si apprende che quando quel convento fu assegnato ai Riformati (nel 1597) della prima famiglia fecero parte P. Faustino di Oneta e P. Lorenzo Campana di Cerreto di Sotto. Di quest’ultimo frate si parla più diffusamente nelle prossime righe.
P. Antonio da Corsagna fu guardiano del convento di Lucca nel 1600 e 1601.
P. Giovanni Battista (Gio Batta) da Gioviano, fu eletto guardiano del Borgo nel 1609.
P. Michel’Angelo da Cerreto fu guardiano a Lucca nel 1610.
P. Lorenzo Campana di Cerreto di Sotto nel 1611 fu eletto per la prima volta vicario del convento del Borgo e, nel 1689, dette inizio ai lavori di rialzamento della parte del convento che volge a settentrione. Padre Campana porta un cognome oggi estinto a Borgo a Mozzano, ma di cui si ricordano parentele, anche recenti, nella nostra comunità; fu un importante predicatore; nel 1627 e 1628 fu guardiano nel convento di Lucca. morì a Pavia nel 1693. Di P. Campana si parla anche a proposito della collocazione in chiesa del quadro dell’Assunzione e dell’Ospizio di Bagni di Lucca.
Sempre da una pubblicazione di Padre Giovannetti si apprende dell’esistenza di un altro frate minore appartenente alla famiglia Campana di Cerreto di Sotto: si tratta di Padre Prospero, che fu guardiano del S. Francesco di Lucca nel 1615.
I PP. Lorenzo e Prospero Campana “fratelli di sangue e di religione furono Definitori nella propria Provincia e Visitatori Apostolici in più Province”.
In un elenco dei guardiani del convento di Lucca, pubblicato da Padre Giovannetti, alla data del 1625, è indicato un P. Bernardino Campana, ma non c’è nessuna indicazione che possa collegarlo alla famiglia di Cerreto di Sotto.
Nel 1612 fu eletto vicario del Borgo P. Paolo di Gioviano.
P. Giovanni Battista (Gio Batta) di Anchiano, nel 1618, iniziò la costruzione della cappella del dormitorio. Nel giugno 1620 fu eletto vicario P. Giovanni Battista (Gio Batta) di Cerreto.
P. Laurentino da Valico fu guardiano del convento di Castelnuovo Garf. nel 1622.
Da una pubblicazione di Padre Ottaviano Giovannetti si apprende che, durante la peste del 1630, che colpì anche il nostro territorio, morirono nella città di Lucca, facendo servizio agli appestati, i frati P. Francesco di Cerreto e P. Giuseppe di Oneta ed il fratello laico fra Ginepro di Cerreto
P. Pietro Paolo Giannelli del Borgo, nel 1646, fece fabbricare il primo altare a S. Antonio da Padova.
P. Stefano da Corsagna fu guardiano del S. Francesco di Lucca nel 1635.
Nel 1650 essendo guardiano del Borgo P. Domenico di Cerreto e vicario P. Bonaventura del Borgo “fu fatto un grande banco per la sacrestia”.
P. Pier Antonio da Cerreto fu guardiano a Lucca nel 1657 e, durante il suo incarico, “raccolse elemosine per un altare in chiesa del costo di 1.000 scudi”.
Scorrendo i nomi dei guardiani del convento di S. Francesco troviamo: P. Prospero da Cerreto nel 1672, P. Bonaventura da Corsagna nel 1687, P. Iacopo “da Cuna” nel 1688 e un P. Sebastiano da S. Romano nel 1692.
Alla fine del 1600 si ricorda un fra Antonio da Dezza come “bravo speziale”.
Alla fine del 1600 P. Alessandro della Cune risultò eletto per la Custodia di Lucca e, in tale veste, si adoperò per la conclusione di importanti lavori di ristrutturazione del convento.
Nel 1700 fu guardiano P. Cherubino di Corsagna, che troviamo indicato come uno dei “fabbriceri” nei già citati lavori di ristrutturazione, insieme a un frate Michele, pure lui di Corsagna, vestito da novizio, insieme ad altri, il 28 febbraio 1691.
Nel 1709 si ha notizia di un P. Marco di Valle d’Ottavo come guardiano.
P. Valerio da Diecimo guardiano nel 1720 o 1721 fece fare il grande Crocifisso in legno da Alessandro Santini e dette inizio alla costruzione delle cappelle della Via Crucis; lo stesso ricoprì anche la carica di Provinciale e, in tale veste, dette ordine di insegnare filosofia ai preti secolari, avvalendosi della collaborazione di P. Lodovico di Corsagna.
P. Bernardino da Corsagna, insieme al Provinciale P. Valerio di Diecimo di cui era segretario, realizzò l’altare maggiore di marmo della chiesa; nel 1722 lo stesso P. Bernardino, insieme ad un confratello di Roma, scrisse 4 libri per il coro. Di P. Bernardino si conosce, attraverso una pubblicazione di Padre Giovannetti, che fu un eccellente teologo e che ricoprì le cariche di Definitore e di Ministro nella Provincia di S. Angelo.
Nel 1719 fu guardiano a Lucca P. Gio Antonio da Cerreto.
Nel 1723 il guardiano P. Bonaventura di Diecimo fece mettere in cucina una grande pila di pietra per lavare i piatti.
P. Ubaldo della Rocca nel 1725 si occupò del rifacimento della sacrestia.
P. Giovanni (Gio) della Rocca guardiano nel 1726 collocò sull’altare maggiore la statua in marmo di S. Francesco.
P. Agapito di Diecimo vicario capitolare nel 1732 fece fare i piedistalli in pietra alle mense del refettorio.
Giacomo Amaducci nella sua pubblicazione cita, all’anno 1779, un P. Pier Antonio di S. Romano (che risulta guardiano nel 1780) come attore di una disputa con la Parrocchia di S. Rocco per la erezione della Via Crucis.
Un P. Ambrogio da Valico risulta maestro dei novizi al convento di Cetona nel 1728.
Significativa la figura di P. Francesco Maria Giudici di Anchiano (al secolo Giacomo) che troviamo docente di filosofia nel convento del Borgo nel 1736 e Ministro Provinciale nel 1771. Dello stesso, che morirà a Cetona (Siena) il 24 settembre 1782, si parlerà diffusamente in un capitolo successivo.
P. Isidoro da Valico fu guardiano del convento di Castelnuovo Garf. nel 1777.
P. Benedetto della Rocca fu guardiano al convento di S. Francesco di Lucca nel 1796, 1797 e 1798.
Man mano che proseguiva la stesura dei capitoli di questo libro arrivavano notizie anche su altri francescani della nostra terra, che ampliavano le conoscenze. Carlo Pellegrini di Massa e Cozzile, ma con avi a Motrone, mi ha inviato i dati di diversi frati originari del nostro territorio, con notizie dettagliate sulla loro vita rifacendosi, in particolare, al libro di don Remo Baronti dal titolo “Lucca Missionaria” pubblicato nel 2000; altre notizie sono state fornite da Padre Fortunato Iozzelli, attuale archivista della Provincia Toscana.
P. Domenico “dal Borgo di Lucca” fu missionario a Gerusalemme nel 1695, ove morì.
P. Pietro Paolo dal Borgo nel 1644 fu Custode (cioè seconda autorità della Provincia) e, nel 1664, fu nominato Visitatore della Provincia del Tirolo.
P. Pier Francesco Cesaroni da Vallico (al secolo Bartolomeo) nacque il 2 maggio 1618, vestì l’abito francescano il 6 agosto 1634, andò missionario in Egitto nel 1644, dove aprì il primo ospizio francescano al Cairo. Per gli alti meriti spirituali e intellettuali fu eletto Prefetto Apostolico delle Missioni.
Fra Iacopo Cecchini da Borgo a Mozzano (o forse di Cerreto), al secolo Pietro, nacque il 28 febbraio 1635; desiderò servire Dio e la Chiesa entrando nei francescani come semplice fratello laico. Fu valido aiuto nelle missioni in Val di Lucerna. Dopo un lungo lavoro missionario rientrò in Italia e morì nel convento del Borgo il 15 settembre 1690.
P. Giuseppe Santini da Cerreto, al secolo Paolo Antonio, nacque il 28 maggio 1678 ed entrò nell’Ordine del Santo di Assisi il 4 ottobre 1689. Di lui le cronache francescane dicono che “fuit acceptus pro clerico omnibus votis” (fu accolto come chierico a pieni voti di tutti). Fece professione religiosa a La Verna il 4 ottobre 1690 e partì per le missioni in Turchia; lavorò assiduamente nella missione di Smirne dove morì il 14 giugno 1713.
P. Arcangiolo Turellini da Diecimo, nacque il 3 ottobre del 1655 ed entrò con i francescani il 21 aprile del 1671 nella provincia francescana di Sant’Angiò, presso il Monte Gargano. Nelle Puglie, dicono le cronache, si distinse come esemplare uomo di Dio e fu confessore nel convento di S. Chiara a Napoli. Nel 1696 fu eletto Provinciale; morì nel convento del Borgo il 13 gennaio 1729.
P. Filippo Barsotti di Vallico, al secolo Francesco, figlio di Michele, nacque il 12 marzo 1645. Da giovane si fece francescano e ricevette l’abito il 7 marzo 1664; andò in missione in Terra Santa e, prima ancora, nella Val di Lucera. Morì a La Verna il 24 agosto 1725.
Di P. Bonaventura di Motrone sappiamo solo che andò missionario in Egitto e che cessò di vivere nell’ottobre dell’anno 1733.
Sempre dalle cronache del convento di S. Cerbone si apprende dell’esistenza di P. Giuseppe M. di Corsagna  che, nel 1768, era frate nel convento di Camaiore.
P. Aurelio Luvisi di Diecimo nacque il 10 settembre 1801; dopo l’ordinazione sacerdotale fu incaricato di dirigere l’ospizio di Lucca e dopo pochi anni andò missionario in Argentina. Ritornato in Italia cessò di vivere nell’anno 1879.
P. Giuseppe Cristofanini del Borgo, al secolo Giovanni, figlio di Carlo e di Maria Anna Pellegrini, esponente di una importante famiglia borghigiana, nacque l’8 marzo 1831. Vestì l’abito francescano a Camaiore il 16 novembre 1850 e in quel convento fece la solenne professione religiosa nel 1851. Andò con entusiasmo missionario in Albania e quando ritornò in Italia fu eletto Superiore della Custodia Riformata di Lucca e poi più volte guardiano del “suo” convento del Borgo, dove morì il 24 agosto 1904 “in località detta “Ai Frati” al civico n. 212” (come risulta dal registro dello Stato Civile comunale). Di Padre Cristofanini si parlerà anche in un altro capitolo di questo libro.
Un altro P. Aurelio Luvisi, al secolo Giacinto, figlio di Giuseppe e di Maria Nicoletti, nacque a Diecimo il 10 settembre 1828 e il 1 dicembre 1845 decise di entrare con i figli di S. Francesco; fece la professione religiosa il 6 dicembre 1846 e il 5 aprile del 1851 fu ordinato sacerdote. Fu uno zelante lettore di filosofia negli USA. Rientrato in Italia morì nel convento del Borgo il 26 novembre 1908. La data della morte è confermata, come per il Padre Cristofanini, dalle Memorie di Padre Bigongiari che scrive: “è morto P. Aurelio Luvisi di Diecimo, all’età di 81 anni incominciati... e quel che più interessa fu religioso di austera osservanza... il suo distintivo era che possedeva a maraviglia la Scienza Morale, ed i decreti delle Sacre Congregazioni, in modo che scioglieva con prontezza e sicurezza, qualunque difficoltà gli venisse fatta. Per questo ci era utilissimo. Iddio lo abbia in pace !".
P. Antonino Micheli di Oneta, al secolo Giovanni, nacque il 27 dicembre 1871, figlio di Modesto e di Amabile Matteoli. Prese l’abito francescano l’11 dicembre 1887 e fu sacerdote dal 29 giugno 1894. Dopo una lunga permanenza nel convento del Borgo fu trasferito a quello di Viareggio con gli incarichi di vicario, guardiano e direttore del TOF e lì morì il 4 gennaio 1944.
P. Luigi Luvisi di Diecimo, figlio di Gregorio, nacque il 30 dicembre 1871, fu vestito il 26 febbraio 1889 e divenne sacerdote il 22 dicembre 1894. Dal 1927 al 1933 fu a Viareggio come vicario, guardiano e cappellano dell’ospedale civile; mori a Fiesole il 3 settembre 1944.
Nelle Memorie di Padre Bigongiari e nei registri di cassa dei primi anni del XX secolo si è trovato più volte citato il nome di Padre Francesco Pellegrini, oratore apprezzato, che veniva chiamato a predicare in zone anche molto lontane dal Borgo, soprattutto per quei tempi. Citando alcuni esempi: lo troviamo predicatore a Bari nel giugno 1910, a Terrasini di Sicilia nell’ottobre 1910, a Reggiolo e S. Martino all’Argine nel gennaio 1911; questi incarichi importanti davano un sensibile sollievo al bilancio del convento grazie alle offerte che il predicatore riceveva. Su Padre Pellegrini si è chiesto aiuto alla Curia del Frati Minori e lo storico Fra Fortunato Iozzelli ha fornito informazioni dettagliate. Come si sa i frati sono soliti scegliere un nome diverso da quello di battesimo e così Padre Francesco, al secolo, era Alfredo Pellegrini, figlio di Pasquale e di Maria Lotti, nato ad Oneta il 3 giugno 1875; fu ordinato sacerdote nel 1899 e morì nel convento di S. Antonio a Viareggio nel 1952, dopo essere stato per 35 anni parroco della prima parrocchia di quella cittadina. Nella sede storica della Misericordia si conservava un quadro, con una bella immagine di un Crocifisso, con questa dedica: “All’illustre oratore P. Francesco Pellegrini O.F.M. in memoria della Quaresima del MCMV e in argomento di stima. Il Capitolo del Duomo di Pescia”. Quel quadro si trova oggi nella biblioteca del convento insieme ad una bella stoffa ricamata che ricorda i venticinque anni di “giubileo sacerdotale” (siamo nel 1919) di Fra Antonino Micheli, anch’esso di Oneta, di cui si è parlato in precedenza.  
Da una pubblicazione riguardante l’organo della chiesa di S. Francesco realizzata da Alessandro Sandretti nel 1993 su incarico della Misericordia si ha notizia anche di Padre Antonio Baroni di Dezza, nato in quella frazione del comune di Borgo a Mozzano nel 1870 e morto nella casa paterna il 16 giugno 1945, che fu organista e musicista d’ingegno e fece parte della comunità del convento in vari momenti della sua vita. Di lui si conservano molti spartiti musicali scritti a mano, anche di sue composizioni. Recentemente si sono ricevuti da lontani parenti di Dezza documenti e fotografie che hanno permesso di conoscere vita e opere di questo frate “musico”, come egli stesso si definiva, riuscendo così a poter scrivere un apposito capitolo in questa pubblicazione.
Tra i “ricordini di lutto” si è trovato anche quello di un altro frate minore del nostro territorio: si tratta di Padre Valentino Simi di Oneta, “nato il 25.VII.1871, morto a Fiesole il 23.X.1939”. Nel trigesimo della morte il ricordino venne stampato a Pisa dove, come risulta dalla preghiera riportata, Padre Valentino era stato per 24 anni cappellano del cimitero di quella città. P. Simi risulta presente nel convento di Castelnuovo Garfagnana nel 1900/1901 con il titolo di “penitenziere”. Proprio in quel periodo il convento di S. Giuseppe di Castelnuovo ritornò a parte della Toscana, nela Provincia Lucchese di San Giuseppe, dopo essere appartenuto ai francescani Riformati di Bologna.
Da Aldo Agostini di Motrone si è conosciuta l’ esistenza di un francescano di quella frazione, Padre Bernardino Franchini, al secolo Vittorio, che diverse persone di quel paese ricordano ancora. Notizie più precise sono state fornite da Carlo Pellegrini la cui madre è originaria proprio di Motrone. Padre Bernardino Franchini nacque a Motrone, che allora era una frazione del Comune di Pescaglia, il 2 novembre 1900. Forse già da ragazzino fu portato dal padre nel convento del Borgo, ma di questo non abbiamo prova. Lo troviamo invece alunno di ginnasio nel collegio di Sinalunga (nel 1911-12), a Fiesole dal 1912 al 1914 e a S. Cerbone di Lucca nel 1915; nel medesimo anno lo troviamo anche a Borgo a Mozzano come novizio e fare la professione il 6 novembre 1916, passando poi ai conventi di S. Vivaldo e Lucca. Nel 1917, in piena guerra, fu arruolato nell’esercito e rientrò a Lucca nel 1919; emise i voti solenni nel convento di Colleviti nel 1922 e fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1924. Fu lettore a Giaccherino e poi a S. Vivaldo e, nel 1930 si recò negli USA come lettore di teologia a Lowell; nel 1935 andò cappellano militare in Africa Orientale e, nel 1945, riprese l’insegnamento a Soliera (Massa). Nel 1949 fu nominato guardiano del convento di Lucca e dal 1955 tornò a Soliera; morì il 1 aprile 1977 all’ospedale di Fivizzano. Le “cronache” dei Frati Minori ci dicono che Padre Franchini “possedeva una profonda vita interiore, dimostrata dai tempi lunghi che dedicava alla preghiera, nello zelo per le anime e per l’osservanza della vita religiosa... viveva realmente la povertà e stava attento a distruggere le tracce di se stesso per essere dimenticato”.
Il 2 agosto 1941, festa del Perdono d’Assisi, cantò Messa al convento del Borgo come Sacerdote novello Padre Vincenzo Graziani che era nato a Pascoso il 9 maggio 1916, si era vestito da frate minore il 31 luglio del 1934 ed aveva fatto la professione solenne l’8 giugno 1939. Padre Vincenzo morì a Firenze, nel convento di Fiesole, il 12 dicembre 1968 ed è sepolto nel cimitero di Pascoso. Una curiosità: sulla lapide, accanto al nome c’è la scritta O.M.C. (ordine minori conventuali) invece che O.F.M. (ordine frati minori) a cui il Graziani apparteneva.
Citando i “frati della nostra terra” sembra giusto ricordare anche i nomi di alcuni “minori cappuccini” del nostro territorio come:
Padre Lodovico Bernardi da Valdottavo (al secolo Giovan Battista), figlio di Antonio, che nacque nel 1674 e all’età di 18 anni volle vestirsi cappuccino nel convento di Montepulciano (era il 17 gennaio 1692). Dopo il noviziato emise i voti perpetui e dopo tre anni fu inviato in Polonia per proseguire la fondazione della nuova provincia dei cappuccini, voluta dal re Giovanni Subieschi, che tanto stimava lo zelo e la bontà di quei padri. Padre Lodovico arrivò in Polonia nel 1696 e vi rimase fino alla morte avvenuta il 6 aprile 1743. Le cronache narrano che “ai funerali di questo esemplare servo di Dio partecipò una immensa folla di polacchi, tanto clero secolare e religioso e le alte autorità imperiali di quella nazione”.
Padre Stefano Meconi da Domazzano (al secolo Giovanni Leonardo Fulgenzio), figlio di Martino, nacque nella ridente frazione del comune di Borgo a Mozzano il 10 ottobre 1804; il 2 maggio 1825 vestì l’abito nel convento di Villa Basilica dove fece la professione religiosa il 3 maggio 1826 e, nel 1852 con il permesso del Padre Generale, si avventurò nelle missioni del Cile. Le cronache non spiegano perché Padre Meconi abbandonò l’abito francescano; tornando in Italia fu colto da una grave malattia e morì a Genova il 6 marzo 1870.
Frate cappuccino era anche “il quasi beato Carlo da Motrone” di cui si parlerà in uno dei capitoli seguenti.

Dopo la stampa del mio libro, rileggendo le “Cronache di Cerreto di Sotto”, Comune di Borgo a Mozzano, 2006, ho trovato notizia di un “Padre Vincenzo Ghineschi (o Ghioneschi), genericamente definito dall’autore “francescano”, che “sul principio dell’anno 1704” mandò “da Roma la reliquia di Santa Giocondina in dono alla compagnia di San Rocco di Cerreto di Sotto sua patria”.
Il cronista della famiglia  Santini scrive ancora che “nel mese di gennaro dell’anno 1712 volle il noto P. Vincenzo Ghioneschi arricchire la nostra chiesa con l’insigne Reliquia del legno della Santa Croce".  
 

 
 
 







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