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ALLA CAPPELLINA DI MAO: UN VOLUMETTO CI RACCONTA QUANTO AVVENNE A BORGO A MOZZANO NEL 1948, QUANDO LA MADONNA MUOVEVA GLI OCCHI.

ARTICOLO IN COSTRUZIONE

Un piccolo libretto, edito a cura dI un "Comitato Cittadino" di Borgo a Mozzano, a cura di Sergio Santi, ci racconta quanto avvenne proprio a Borgo a Mozzano nell'anno 1948, quando la statua della Madonna di Lourdes, che si venera nella cappellina detta "di Mao", all'ingresso sud di Borgo a Mozzano, sulla via Lodovica, prima del passaggio a livello, a detta di molti fedeli, "muoveva gli occhi".
Ecco il testo del libretto:

In Val di Serchio, ad una ventina di chilometri da Lucca, c'è Borgo a Mozzan. Il paese è antichissimo; infatti lo si trova nominato in carte dell'879 al tempo di Gherardo I° Vescovo di Lucca e d'allora il suo nome è legato alle vicende storiche della Lucchesia specialmente per quanto riguarda le lotte sostenute con i Fiorentini. Due importanti strade collegano il Borgo con i centri maggiori della regione; una, che attraversa l'abitato e che forse ricalca le orme dell'antica via romana Cassia o Clodia, lo collega ai paesi dell'alta Garfagnana; l'altra, sulla sponda opposta del Serchio, l'unisce ai centri dell'alto Pistoiese. 
Diversi ponti collegano le due rive: più famoso di tutti quello detto "Ponte del Diavolo" che per l'arditezza dell'arcata maggiore ricorda la leggenda del diavolo costruttore come è descritto in alcunidistici latini del beverini; mentre G. TargioniTozzetti in una sua poesia si esprime in modo più realistico pur animato da lirica ispirazione. Giovanni Sercambi in una sua novella fa attraversare tele ponte a Frate Tommasino nel suo viaggio verso La Lima dove fu vittima di una delle solite beffe.
Storicamente sappiamo che il ponte fu fatto costruire dalla Contessa Matilde subito dopo il 1000 e nel 1300 fu restaurato per ordine del grande condottiero Castruccio Castracane. Si chiamò Ponte del Diavolo fino al 1526 poi prese il nome meno impressionante di "Ponte alla Maddalena" per un oratorio ai suoi piedi, dedicato alla Santa.
Da secoli dunque, il Serchio passa sotto le arcate delponte portando con sé le acque limpide dei mille torrenti appenninici ed i pensieri semplici dei montanari che dall'alto riguardano l'ubertosa pianura senza invidia ma con la sola curiosità di chi, dal piccolo mondo della sua borgata, evade colo pensiero verso una meravigliosa realtà ma incomoda per la sua semplice vita. Ed è significativo che le acque cerulee del fiume, passato il Borgo, pieghino a destra a lambire le falde del Bargiglio proprio nel punto ove sorge la Cappelletta di Mao.
Sull'origine di questo appellativo due sono le versioni che ripeteremo brevemente non potendo, per mancanza di documenti, affermare l'una più vera dell'altra. Si narra in paese che nei pressi della Cappelletta senza nome, costruita per devozione come tante altre che si trovano lungo le strade e che in Toscana si dicono Marginette, aveva la sua capanna un pastore chiamato Mao che aveva cura del piccolo Oratorio, lo teneva in ordine, poneva i primi fiori davanti l'immagine della Vergine e, a sera, al calare delle prime ombre, dopo aver chiuso nell'ovile le pecore, recitava devotamente il S .Rosario. La gente del paese per indicare quella località e distinguere quella piccola costruzione dalle tante consimili cominciò a chiamarla "Cappelletta di Mao" nome che conserva tuttora.
La tradizione, come abbiamo detto, ci tramanda un'altra versione, più interessante perchè ci dà ragione della costruzione di quell'Oratorio. Forse cent'anni fa, in quel punto non passava la ferrovia, ma la strada che correva lungo le pieghe bizzarre della montagna descriveva una brusca voltata. Il barrocciaio Mao percorreva spesso quella strada, ma una brutta sera, oscura per fitta nuvolaglia gravida di pioggia, mentre nelle gole il tuono rimbombava sordo e i lampi illuminavano il fiume di luce sinistra, il cavallo s'imbizzarrì e, rotto il fragile parapetto, trascinò il veicolo e l'uomo in un salto pauroso nelle acque che tumultuavano sugli scogli. S'udì una invocazione alla Vergine e poco dopo Mao, salvo per miracolo, risalì la scarpata e giunto incolume sulla strada si prostrò piangendo a ringraziare la Gran Madre di Dio ed in Suo onore fece poi costruire la piccola Cappelletta detta appunto di Mao.
A memoria d'uomo, in quello stesso punto si sono verificati altri casi miracolosi:un giovane in bicicletta precipitò nel fiume e se ne uscì poco dopo prefettamente incolume, con la bicicletta sulle spalle, pronto a proseguire il suo cammino.
E in paese tutti ricordano una caratteristica figura di uomo di piccola statura "Annuccio Particelli" che caduto egli pure nel fiume se la cavò con un bagno e molta paura.
Da questo si vede come il luogo fosse già prediletto dalla Madonna pronta sempre a porgere aiuti ai pericolanti.
L'immagin eche si trova nella Cappelletta non era però quella attuale in gesso, ma una tela scura riproducente la Vergine Immacolata e che, in occasione del cambio, fu regalata dal predecessore dell'attuale Prevosto di Borgo a Mozzano a dun devoto del luogo, tale Motroni Vasco.
La statua in gesso che ora si venera nella Cappelletta fu acquistata presso la Ditta Landi di Luca nel 1924, fu mandata a Lourdes per una peciale benedizione e poi portata processionalmente nel piccolo Oratorio per l'occasione restaurato ed abbellito. Infatti come si può rilevare tuttora, la parte di fondo venne squarciata perchè vi trovasse posto una semplice grotta a similitudine di quella di Lourdes e all'esterno, sulla parete rifatta che sporge dal resto della costruzione, si può vedere una lastra marmorea con la scritta "nostra Signora di Lourdes pregate per noi".
All'interno sopra l'ingresso si legge: "Maria, sia pegno di tutela ai divoti borghesi questa Cappenina abbellita a Tuo onore l'anno 1924".
La costruzione ripetiamo è molto semplice, posta a sghimbescio fra il muto della ferrovia e la strada. La facciata ha una porta cui è stato ora tolto il cancelletto in ferro e due finestre laterali chiuse da una solida inferriata; sopra la porta il monogramma della vergine in rilievo e dipinto in celeste.
L'interno, molto semplice delle dimensioni quasi quadrate di circa tre metri di lato, è dipinto di un colore piuttosto scuro; due fasce laterali con motivi di anfore limitano la volta nel centro della quale è dipinto in modo piuttosto rozzo una corona di fiori.
Di fronte la Grotta, sovrastante un piccolo altaredalla mensa di legno, è fatta di semplici ciottoli con intorno qualche motivo floreale piuttosto stinto. Nella grotta, a sinistra, la già ricordata statua in gesso alca circa 80 centimetri; a destra una Bernardette in contemplazione: il gruppo non ha certo alcun valore artistico. Ai piedi della vergine un fascio di fiori sempre freschi sostituisce quelli finti che già esistevano per dimostrare il fervore religioso che si è rinnovato davanti alla semplice Immagine. E' questa una Statuetta di gesso, che ha attirato migliaia e migliaia di pellegrini da ogni parte d'Italia e anche dall'estero.
Cosa è successo?
Già da quando la Statuetta della Vergine fu posta nell'Oratorio si accese in Borgo a Mozzano un gran fervore di devozione come è confermato da una targhetta di smalto posta sulla facciata e recante la data del 9 settembre 1926: "Sua Ecc. Mons. Arturo Marchi concedeva 100 giorni d'indulgenza a chi recitava devotamente 3 Ave Marie".
Ma qualcosa di eccezionale già succedeva: è morto nell'aprile di quest'anno un vecchio quasi novantenne - Luigi Bruni - il quale più volte ebbe a dire che la Santa Vergine di Mao "muoveva gli occhi".
Ma chi ha visto distintamente il prodigio e la detto e confermato attirando l'attenzione delle autorità ecclesiastihe, delle peronalità della medicina e della scienza ed il devoto accorrere dei fedeli o semplicemente dei curiosi, è stata una donna cinquantenne - tale Vittoria Casotti - dimorante col marito e quattro figli in Borgo a Mozzano, Via Umberto I, n. 39.
I Casotti sono pastori e Vittoria quando sorvegliava le pecore intente a brucar l'erba sui dirupi del Massucchio, pensava spesso alla Madonna della quale è molto dvota e quando le bestiole riposavano al rezzo, essa faceva scorrere fra le dita i grani della mistica Corona.
A sera, quando i mrintocchi delle campane annunciavano l'Ave e l'eco si ripeteva di monte in monte, di dirupo in dirupo, per destare e raccogliere le parole della Salutazione Angelica ripetuta da mille bocche devote e fonderle in un unico concerto di invocazione alla Vergine, Vittoria ritornava lentamente a casa e spesso passava davanti alla piccola Cappella dove si raccoglienva in fervida preghiera alla Potente Ausiliatrice. A Lei confidava le sue pene, a Lei chiedeva consiglio, in Lei confidava per il bene della sua famiglia e del mondo.
Il 31 marzo di quest'anno (siamo nel 1948 ndr) Vittoria Casotti andava alla Cappelletta di Mao per chiedere una grazia particolare. Erano le tre del pomeriggio: il cielo meravigliosamente azzurro; il sole primaverile riempiva di luce i campi già verdi e le gole più strette; la sua immagine si rifletteva tremula nelle limpide acque del Serchio. Ma non si vive di sola poesia, non è solo il calore che dà vita; occorre anche l'acqua ristoratrice, la pioggia benefica. E fu appunto la pioggia che Vittoria Casotti chiese alla Vergine non solo per se ma per tutti quelli che l'aspettavano perchè i frutti dell'umana fatica non fossero vane speranze.







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