IL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO IN TOSCANA: IL "CASO LUCCA" IN UN INTERESSANTE SAGGIO DELLO STORICO E RICERCATORE MICHELANGELO BORRI.
Michelangelo Borri, che è un dottorando in Storia delle società e delle istituzioni e del pensiero presso le Università di Trieste e di Udine, nella sua ricerca, si è avvalso anche di informazioni e documenti, riguardante il MSI lucchese, che avevo fortunatamente salvato dalla dispersione, che ho messo volentieri a sua disposizione.
Dal 1967 a tutti gli anni ’80 del secolo scorso, infatti, ho fatto parte attiva della Giovane Italia e poi del MSI-DN nella sede provinciale lucchese di via del Moro 2, collaborando attivamente, nella giunta provinciale con il segretario federale Pellegro Rino Nissim, a cui ero molto legato. In quel periodo partecipavo anche alla vita della sezione che il MSI aveva a Valdottavo, proprio di fronte al Teatro Colombo e dal 1975 al 1993 sono stato consigliere comunale di quel partito al Comune di Borgo a Mozzano. Il 27 gennaio 1995 veniva sciolto il MSI e fondata Alleanza Nazionale, a cui mi sono iscritto. Il 23 aprile 1195 venivo eletto Sindaco di Borgo a Mozzano, diventando così il primo Sindaco di AN in Toscana. Ho cessato l’incarico di Sindaco il 13 giugno 2004 (due mandati).
Lo studio dello storico e ricercatore Michelangolo Borri, a mio giudizio, è improntato a grande correttezza e indipendenza di pensiero, rispetto ai tanti scontati luoghi comuni che siamo abituati a leggere. Esso affronta le vicende genetiche e l’evoluzione del partito della “fiamma tricolore” con una prospettiva dal basso, presentando il caso di studio nella regione Toscana, una delle “regioni rosse” per antonomasia, prendendo in esame il periodo dell’immediato secondo dopoguerra, quando l’ MSI mosse i primi passi e fino al congresso di Viareggio del 1954. L’autore si è mosso in una ricerca, non facile, di fonti rintracciate negli archivi locali e nazionali, tratteggiando la storia del partito nel contesto della Toscana, ricostruendone la nascita e l’articolazione periferica, fornendo una prima profilazione dei quadri intermedi e della base militante, delineandone anche i rapporti con le varie associazioni fiancheggiatrici.
Correttamente, l’autore della ricerca precisa che con il ricorso al termine “neofascismo” si intende indicare le diverse realtà associative della galassia nera italiana. Il testo affronta il problema del neofascismo sia in Italia che in Europa all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, evidenziando che: “personaggi e strutture del neofascismo italiano”, approfittando di una epurazione quantomeno contraddittoria, “avrebbero scelto la strada della partecipazione al gioco democratico, dando vita a un proprio partito, il Movimento Sociale Italiano (MSI), inserendosi nella vita politica dell’Italia repubblicana”. La costituzione del partito, avvenuta il 26 dicembre 1946, mise di fatto all’angolo i tanti gruppuscoli di nostalgici che rivendicavano l’esperienza fascista e che erano presenti in tante regioni italiane. Molti di questi gruppuscoli, dalla fine della guerra, erano stati autori anche di azioni eclatanti, che avevano allertato sia le forze di polizia che i partiti di sinistra; azioni dimostrative fine a se stesse e senza risultato. Il nuovo partito, nato all’insegna della “continuità”, fu occasione di reinserimento nella vita politica di molti esponenti di spicco del passato regime; e il testo del Borri sottolinea anche il sostegno accordato dagli Alleati a organizzazioni paramilitari dal chiaro orientamento neofascista, in funzione anticomunista. Il tutto avviene all’interno di una transizione indubbiamente complessa, nel contesto della quale, tuttavia, le responsabilità collettive della popolazione italiana furono rapidamente messe da parte e l’esperienza stessa del regime ricondotta a una scomoda parentesi da consegnare al passato. Si concretizzò, insomma, quello che io chiamo “il passato rimosso”.
Il testo si prefigge, in particolare, di fornire una prima sistemazione storico-documentaria del neofascismo toscano, presentando il fenomeno, come già detto, nelle sue linee essenziali, dall’immediato dopoguerra fino al IV congresso nazionale tenuto dal Msi a Viareggio dal 9 all’11 gennaio 1954. Nei vari capitoli si affronta il problema del “Fascismo clandestino toscano, prima del Msi” (capitolo 1), delle “Sezioni, federazioni e militanti. Una Panoramica” (capitolo 2), “Le prime apparizioni pubbliche” (capitolo 3), “La crescita nel territorio: le organizzazioni fiancheggiatrici” (capitolo 4), arrivando poi alle “Conclusioni” (capitolo 5).
Grazie anche alle informazioni e alla documentazioni che ho potuto mettere a disposizione del ricercatore Michelangelo Borri, è davvero interessante quanto lo stesso scrive sul “caso Lucca”, dove la giunta era retta da Danilo Ravenni.
Nel novembre 1947 la sede lucchese aveva ospitato i rappresentanti delle federazioni toscane, circa 20 persone, per il congresso regionale del partito. In quel momento, secondo la polizia, il Msi contava in provincia circa 200 aderenti e aveva aperto sezioni a Viareggio, Camporgiano, Vagli di Sopra, Mologno di Barga, Fornaci di Barga. Le fonti ufficiali del partito, che il dr. Ha potuto esaminare e studiare, documentano, per il periodo 1947-1951, almeno 1927 iscritti nella provincia, per i quali erano state raccolte informazioni relative alla provenienza, alla data di nascita e d’iscrizione, alla sezione di appartenenza, al livello d’istruzione e alla professione svolta. Nel complesso risultavano 65 le sezioni missine presenti sul territorio nel periodo preso in esame. Lucca era comprensibilmente il centro maggiore con 552 iscritti, cui si aggiungevano le frazioni di Ponte a Moriano (43), San Vito (32), San Lorenzo a Vaccoli (26), San Pietro a Vico (18), Cappella (11) e Nave (9). Facevano registrare numeri significativi anche Capannori (163 aderenti, divisi in 7 sezioni), San Romano in Garfagnana (103), Borgo a Mozzano (3 sezioni, 73 iscritti), Gallicano (4 sezioni, 69 iscritti), Barga (4 sezioni, 61 iscritti), Camporgiano (2 sezioni, 60 iscritti), Porcari (54). Per la Versilia poi gli iscritti risultavano 432, suddivisi tra Camaiore (170 iscritti con 2 sezioni), Viareggio (145 con 2 sezioni), Forte dei Marmi (22), Pietrasanta (28 con 2 sezioni), Massarosa (53 con 5 sezioni) e Stazzema, il comune della infame strage nazista di S. Anna, con 14 iscritti. I numeri crescono negli anni successivi, fino al 1950, con una leggera flessione nel 1949. Nel 1950 ci sono 613 domande di iscrizione e l’ inaugurazione di 9 sedi di partito. I documenti della federazione lucchese permettono al ricercatore di fare alcune valutazioni sulla base missina lucchese, che si presentava piuttosto giovane, con un’età media oscillante fra i 32 e 37 anni (calcolata per l’intero intervallo 1947-1951), prevalentemente maschile (106 le donne rintracciate per lo più casalinghe, studentesse o insegnanti) e con un’istruzione elementare. Sul piano occupazionale, prevalgono i lavoratori subordinati con mansioni manuali, soprattutto operai (449) e manovali (101) che coprono assieme oltre un quarto del campione (28% del totale). Significativo anche il numero degli occupati nel settore agricolo (8% del totale), con 35 coloni, 57 braccianti, e 64 agricoltori (va tenuto conto che l’attività agricola era in quegli anni, nella valle del Serchio e nella piana di Lucca, ma anche in Versilia, l’attività prevalente, ndr). Diversi sono gli addetti al commercio (46) e nei trasporti (60 gli autisti). Nella sua ricerca Massimiliano Borri evidenzia la presenza di una base giovanile confermata da 111 studenti (6% del totale, con un numero basso di laureati (34). L’élite economico-culturale del partito lucchese può rintracciarsi in 16 insegnanti (ben rappresentati nella sezione di Camporgiano, ndr), 11 industriali (titolari di piccole aziende soprattutto della periferia della città di Lucca, ndr), 10 possidenti, 5 avvocati e 4 medici. Gran parte di questi, come ci ricorda l’autore della ricerca, risulta concentrata nelle sezioni di Lucca e Viareggio, con l’eccezione dei possidenti, verosimilmente rappresentanti della proprietà agricola provinciale. Anche il numero degli impiegati (116), sebbene significativo, rischia di risultare fuorviante, perché per circa la metà (57) si tratta di iscritti alla sezione del capoluogo provinciale. Il dato occupazionale presenta una base piuttosto omogenea e una prevalenza alle classi popolari, che l’autore della ricerca giudica un riflesso delle peculiarità socioeconomiche dell’area, seppur con convergenze interessanti rispetto ad altri casi di studio. Significativa appare anche, a giudizio dell’autore, la diffusione a livello periferico, testimoniata dal numero delle sezioni nei vari comuni, non solo nel capoluogo comunale ma anche in diverse frazioni.
Concordo appieno con la considerazione del dr. Borri che la maggior parte degli iscritti lucchesi del Msi avevano una appartenenza prevalente “alle classi popolari”. Gli anni di frequentazione della federazione e delle sezioni del partito nella provincia di Lucca mi hanno sempre confermato questo dato. Anche gli iscritti della sezione di Valdottavo (nel Comune di Borgo a Mozzano, molti dei quali lo erano fin dalla fondazione, non sfuggivano a questa appartenenza. Spesso mi portavano a pensare che fossero, addirittura, appartenenti ad un “sotto proletariato”, viste le loro condizioni sociali ed economiche. Evidentemente avevano visto nel fascismo una speranza di riscatto ed eguaglianza, che va rispettata e che giustificava il loro evidente “nostalgismo” e l’adesione al Msi della prima ora. Semplificando, potrei concludere con la loro convinzione che la camicia nera, nelle “adunate” del sabato, la indossavano il proprietario terriero e i suoi mezzadri, il principe ed il suo servitore…
Gabriele Brunini - ottobre 2023
INTERESSANTE CONVEGNO ALL'UNIVERSITA' DI SIENA SULLA STORIA DEL MSI
NELLE PROVINCE ITALIANE
Nei giorni 19 e 20 ottobre 2023 è stato organizzato, presso l'Università di Siena, nel Complesso dei Servi, un interessante convegno nazionale di studi avente come titolo "LE FIAMME DAL BASSO" - Neofascismo e destre estreme in provincia: protagonisti, strutture, prospettive di ricerca.
Sono stato anch'io spettatore intressato, su invito del dr. Michelangelo Borri, alla giornata del 19 ottobre, ascoltando la "lectio introduttiva" del prof. Matteo Albanese e gi interventi dei ricercatori Andrea Giuseppe Cerra sulla esperienza del Msi a Messina, Cristian Leone sull'esperienza del Msi nella provincia di Rieti, di Matteo Antonio Napolitano sulla federazione Msi pontina (Latina) e di Marco Minardi su "il fortino" di Parrma.
Sono stati tutti interventi molto puntuali, fatti con rigore storico e senza acrimonia.
Prendendo spunto da alcuni interventi fatti dai relatori,
ho ricordato al dr. Cristian Leone che nella tarda estate del 1969 ci fu un interessantissimo Corso di aggiornamento del Msi per dirigenti giovanili, in provincia di Rieti, a cui partecipai anch'io in rappresentanza della Federazione di Lucca e a cui intervennero, come docenti, i massimi dirigenti del Msi, a partire dallo stesso Almirante, oltrechè i dirigenti giovanili Massimo Anderson e Pietro Cerullo. Il corso, che iniziò il 5 settembre, si svolse presso l’albergo ‘Cavallino bianco’ di Monte Terminillo, con la partecipazione di 127 militanti fra i quali Luciano Lanfranco, di Perugia; Ugo Martinat, di Torino.
Ho poi dato una mia interpretazione sulla sparizione di tanta documentazione dalle federazioni missine, di cui si erano lamentati i relatori. Dopo la nascita di Alleanza Nazionale molta documentazione era rimasta in quelle federazioni; con la confluenza nel PDL molti documenti non interessavano certo a quei dirigenti e, per molti di essi, potevano essre addirittura fastidiosi.
Spero di riuscire a rintracciare la documentazione del Msi lucchese, ma non ne sono sicuro.
In conclusione, mi auguro che i ricercatori e gli storici possano veramente parlare di storia e non di polemica politica, come troppo spesso accade. A Siena, finalmente, questo è accaduto.
Gabriele Brunini - 20 ottobre 2023