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9 NOVEMBRE 1971: SI INABISSA ALLA MELORIA "GESSO 4", MUOIONO 46 PARACADUTISTI E 6 AVIATORI INGLESI: TRA LORO ANCHE L'ONETINO DANIELE MATELLI.

Il giorno 6 novembre 2024 il giornale IL TIRRENO - edizione di Pisa - ha pubblicato un articolo sul disastro aereo della Meloria (Livorno) avvenuto il 9 novembre 1971. In quel tragico incidente aereo morì anche il ventenne Daniele Matelli di Oneta (Borgo a Mozzano), in servizio di leva come paracadutista della Folgore. La pubblicazione di questo articolo mi permette di ricordare amche quest'anno l'amico e coetaneo Daniele. Ecco il testo:

Da IL TIRRENO – Edizione di Pisa del 06 novembre 2024

La nostra storia
IL MISTERO MAI CHIARITO DI GESSO 4, L'AEREO INABISSATO ALLA MELORIA
di Sergio Costanzo

Il 9 novembre del 1971 la tragedia dell’Hercules C-130 durante un’esercitazione. A perdere la vita furono 46 paracadutisti della compagnia Grifi e alcuni inglesi
 
Si scrive Meloria, si legge tragedia. Un po’ è vero, un po’ è leggenda, comunque il tutto non è riferito soltanto alla battaglia del 1284. C’è anche altro.

Il 9 novembre del 1971, si verificò alla Meloria il più grande incidente aereo del dopoguerra occorso alle Forze Armate italiane. Un aereo inglese, un Hercules C-130 della Royal Air Force, si inabissava inspiegabilmente presso le Secche della Meloria durante un’esercitazione. Perirono nell’incidente sei aviatori britannici e 46 Paracadutisti italiani della 6ª Compagnia "Grifi" del 1º Reggimento Paracadutisti.

Cerchiamo di ricostruire cosa avvenne.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e la ratifica del Patto Atlantico che porterà alla costituzione della Nato, presero il via le collaborazioni militari tra Forze Armate di paesi diversi. Una delle tematiche affrontate dal riordino delle varie specialità, fu quella di ricercare e implementare una maggiore sicurezza in relazione ai lanci tattici dei Paracadutisti. Un altro obiettivo fu la ricerca di una migliore operatività, cercando di aumentare il numero degli uomini da lanciare in relazione ai velivoli impiegati.

L’Italia disponeva per le attività aviolancistiche e di trasporto di alcuni esemplari di Fairchild C-119 Flying car un bimotore ad ala alta di fabbricazione americana, operativo dal 1950. I meno giovani, si ricorderanno i passaggi dei Vagoni Volanti sui cieli di Pisa, il loro frastuono, le loro code e le loro ali grigie con le bande arancioni.

Questi aerei, per la loro conformazione e struttura, non erano i migliori velivoli per l’aviolancio e il governo italiano aveva avviato una serie di studi per individuare nuovi mezzi da acquistare. Così, nel 1970 e nel 1971 si svolsero esercitazioni congiunte tra Italia e Inghilterra. Nell’ottica dello scambio, i piloti inglesi si sarebbe addestrati ai voli tattici, mentre i Paracadutisti italiani avrebbero sperimentato nuovi e più performanti aeromobili.

Nell’ambito dell’esercitazione denominata Cold Steam, all’alba del 9 novembre 1971, dieci aerei inglesi erano pronti al decollo dall’Aeroporto Militare di Pisa. Si trattava di nove Hercules C-130 e un Hawker Siddeley HS 748, un aereo da ricognizione, tutti in forza alla RAF. Per contrassegnare l’ordine di decollo, sulle fiancate delle fusoliere erano stati scritti i numeri da 1 a 10 con del gesso, quello delle lavagne di scuola.

Per questa pratica, derivata dalle esperienze belliche, ancora oggi l’ordine di decollo si identifica con la parola “Gesso” seguita dal numero di sequenza. Uno dopo l’altro gli aerei si staccarono da terra, destinazione Sardegna per un aviolancio di massa sui cieli di Cagliari.

Sui velivoli furono imbarcati 220 paracadutisti del 1º Reggimento Paracadutisti, 100 carabinieri paracadutisti, 44 artiglieri paracadutisti, 12 paracadutisti del Comando Brigata Folgore e 20 della Compagnia Manutenzione, per un totale di 396 soldati suddivisi sui velivoli, insieme ai direttori di lancio.

Il ricognitore Hawker (Gesso 1), decollò prima degli altri. Alle 5,41 Gesso 2 si staccò da terra e i decolli si susseguirono a distanza di 15 secondi. Gesso 4 ebbe un decollo regolare. Solo Gesso 9 e Gesso 10 decollarono in un secondo tempo.

A pochi minuti dal decollo Gesso 5 avvisò via radio di aver visto un lampo di fuoco sul mare. Gesso 4, l’aereo che lo precedeva era scomparso dal contatto visivo e radio senza lanciare nessun messaggio di allarme. Cosa successe? Fu ovviamente avviata una commissione di inchiesta, fu ipotizzato un errore umano, un impatto con l’acqua a causa della bassa quota di volo, ma niente di chiaro e scientifico emerse. Mai.

Il relitto dell’aereo fu individuato solo il 14 novembre a 500 metri di profondità e successivamente recuperato. Dei presenti a bordo, 10 non furono mai trovati. Gli Hercules C-130 sono noti in Italia, forse e a torto, più per le vicende giudiziarie dello Scandalo Lockheed che per le migliaia di operazioni militari e civili che hanno compiuto in tutto il mondo. Anche i C-130 poi acquistati dal Governo italiano, sono stati oggi sostituiti dai nuovi C-130J, simili ma conformi alle moderne potenzialità dell’elettronica.

Fu un incidente? A cosa servirono quelle morti? Difficile dirlo. Ci vien facile schierarsi contro la guerra e gli assetti militari. Nessuno, fra le persone semplici, è a favore dei conflitti. In ogni caso, se l’Italia non avesse scelto di mantenere armamenti efficaci, entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica, elevare il grado di specializzazione, forse oggi non potremmo dire di vivere in uno dei luoghi fortunati del mondo, dove i cervelli fuggono, ma gli affamati arrivano.

E, se l’Italia è un luogo sicuro, forse lo dobbiamo anche al sacrificio dei nostri soldati, come narrano molte canzoni.









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