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PAPA LEONE XIV CI HA FATTO CONOSCERE MEGLIO L'ORDINE DEGLI AGOSTINIANI. FACENDOCI RICORDARE CHE GLI "EREMITANI DI SANT'AGOSTINO" ERANO PRESENTI NEI NOSTRI TERRITORI FIN DAL XII SECOLO.

L’elezione di Robert Francis Prevost (Papa Leone XIV) a Pontefice della Chiesa Cattolica ha portato all’attenzione dei fedeli e dell’opinione pubblica mondiale l’Ordine di S. Agostino (Agostiniani) a cui lo stesso appartiene.
Confesso che non avevo una grande conoscenza di questo Ordine nei suoi rami maschile e femminile (Agostiniani e Agostiniane) di cui l’attuale Papa è stato anche “Priore Generale”. Conoscevo come agostiniana una grande Santa, che anche nelle nostre comunità ha tanta devozione, Santa Rita da Cascia, e pensavo che l’Ordine avesse il solo ramo femminile.

Approfondendone la storia scopro che l’’Ordine di Sant’Agostino, è sorto in Italia agli inizi del secolo XIII, a partire dall’unione, promossa dalla Sede Apostolica, di varie espressioni di vita eremitica che seguivano la Regola di S. Agostino. Fu  Papa Innocenzo IV che nel 1243 rivolse alle numerose comunità eremitiche della Tuscia l’invito a riunirsi in un ordine sotto la regola di Sant’Agostino, a eleggersi un priore generale e a dotarsi di costituzioni. Ogni comunità eremitana inviò a Roma uno o due delegati e nel marzo 1244 si celebrò il capitolo di fondazione.

Interessante è conoscere che nei secoli XI-XII l'Italia era una delle zone maggiormente ricche di vita eremitica, particolarmente la Tuscia, i cui confini corrispondevano pressappoco a quelli dell'attuale Toscana. In tale regione, in particolare nelle province di Lucca, Pisa e Siena, troviamo le origini dell'Ordine degli Eremitani di S. Agostino.

E diventa così interessante ripercorrere anche la nostra storia locale, dove ci sono divere testimonianze della presenza di questi religiosi legati alla regola di Sant’Agostino. Uno per tutti, di cui abbiamo testimonianza  certa, è l’eremo di Butia, nel territorio della parrocchia di Cerreto, a Borgo a Mozzano, dove esiste ancora una bella e caratteristica chiesetta custodita dalle famiglie del luogo.                            Una lapide, scritta qualche decennio fa da Padre Carlo Danti dell'Ordine dei Servi di Maria, dichiara quel luogo di culto già esistente nell'anno 1129. L'oratorio è dedicato a S. Michele Arcangelo e, per vari secoli, fu centro di preghiera di una comunità di eremiti di S. Agostino. Il nome  "Bùtia", anticamente "Bùita", secondo Padre Carlo Danti, deriva dal latino "Bùcita" (pascolo di bovini).

All'interno della chiesetta sono custodite, oggi, tre antiche tele: una Madonna con Bambino al centro dell'altare, una immagine di S. Michele Arcangelo a sinistra e una di S. Luigi Gonzaga sulla destra. Sopra l'antica chiesetta un piccolo campanile con due campane.

Anche a Lucca esiste una chiesa e un monastero appartenuto all’Ordine degli Agostiniani fin dalla fondazione, oggi sede del liceo musicale “Passaglia” (dal 2017).
Esistono anche antiche pergamene lucchesi che parlano delle comunità eremitiche agostiniane e tra queste sono citate anche quella di “S. Michele di Buiti o Butia, nel comune di Cerreto” e quella  di “S. Francesco del ponte di Chifenti, luogo detto Ventoso”.
 

Come sempre cerco di dare, con queste mie semplici ricerche storiche, degli spunti che altri, meglio di me, potranno approfondire.
 
LE ROGAZIONI A BUTIA
Il 25 aprile di ogni anno, festa di San Marco Evangelista, si svolge a Butia la "benedizione della campagna". Un tempo, più o meno fino al 1960, in ogni parrocchia si svolgevano le "rogazioni": processioni che percorrevano le campagne, secondo itinerari  che erano gli stessi da secoli, ed il sacerdote recitava preghiere e litanie per invocare la protezione divina per i terreni ed i raccolti, che erano il sostentamento delle famiglie.
Da qualche anno l'unica benedizione propiziatoria si svolge proprio a Butia, dove convengono fedeli dai paesi vicini.

IL MIO LEGAME CON BUTIA
Sono assai affezionato a quel piccolo nucleo di case, da cui si ammira Oneta, che è il paese della mia famiglia. Nel 1995, mio primo anno da Sindaco, fui chiamato, nel periodo natalizio dal giornalista della Rai Oliviero Beha  che, in diretta telefonica, mi informò che gli abitanti di Butia (l'idea era stata di Renato Amidei)  chiedevano la luce pubblica, che ancora non avevano. Il conduttore mi chiese se potevo fare qualche promessa; accettai l'invito e la sfida, feci la promessa  e, dopo poche settimane, Butia ebbe l'impianto della pubblica illuminazione. Qualche anno dopo mi interessai al restauro del piccolo campanile della chiesetta e gli abitanti di Butia poterono contare su un contributo comunale di 5 milioni di vecchie lire con cui procedettero al restauro.
Ogni volta che vado a Butia avverto l'amizia e la simpatia  di quella comunità.

Gabriele Brunini - 11 maggio 2025


 
 







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