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IL MONUMENTO A PIO VII E IL PALAZZO GIORGI DI BORGO A MOZZANO

A Borgo a Mozzano, su via della Repubblica, fino agli anni '80 denominata via Regina Margherita, si affaccia il "palazzo Giorgi", risalente al XVII secolo, anche se la sua conformazione fa pensare ad una progressiva aggregazione di unità ancora più antiche. Le finestre del palazzo sono perfettamente allineate, più grandi al piano primo, in corrispondenza dei soffitti più alti. Nel 1800 fu realizzata la grande terrazza che delimita l'edificio a nord, caratterizzata da un peristilio che fungeva da sostegno a un pergolato, per il riparo dalla calura estiva. Gli archi e le colonne che decorano la terrazza sono di origine ottocentesca, le basi e i capitelli delle colonne sono, addirittura, di origine medievale, provenienti dalle antiche bifore che arredavano molte facciate del Borgo fino al 1700.
Di fronte alla terrazza, sull'altro lato della strada, c'è un grande monumento che racchiude e valorizza la statua in marmo raffigurante il busto di Pio VII (Pontefice Romano dal 1800 al 1823). Il monumento fu eretto nel 1814, per festeggiare il ritorno a Roma del Papa, dopo l’esilio francese, a cui lo aveva costretto Napoleone Bonaparte.
Poiché il Pontefice era in relazione con la famiglia dei Giorgi, si narra che il corteo papale passò da Borgo a Mozzano e soggiornò nel palazzo.
In realtà, fonti certe, riferiscono che il Papa rientrò in Italia per un altro percorso e, pertanto,  il busto fu eretto per celebrare l’evento del ritorno a Roma dall'esilio forzato.
Su quel monumento esiste anche una simpatica leggenda: pare che i Giorgi fossero in pessimi rapporti con il vicino, il barone Tossizza, che possedeva il grande palazzo che si trova  poco più avanti proseguendo verso il ponte del diavolo, che fu Monastero delle Teresiane e poi fabbrica dei Fontanini. Quel palazzo era detto anche "palazzo del turco";  da qui l'appellativo di "turchia" a quel tratto di paese che, andando verso nord, precede la località "venezia". Prima di appartenere al  barone Tossizza, che era di Livorno ed aveva una grande fattoria a San Donato di Domazzano, il palazzo era appartenuto ai Sigismondi e poi ai Santini.  
A spregio del vicino Tossizza, i Giorgi, per ostacolare il passaggio delle sue carrozze e ostentare l’importante amicizia con il Pontefice, fecero erigere la bella statua di marmo bianco, contornata dal monumento in laterizio e pietra che, in origine, non era collocato a lato della strada, come oggi, ma addirittura nel centro di questa.
La mia nonna materna, che da bambina abitava in una casa vicina a quel monumento, mi  faceva notare il naso di Pio VII mancante della punta, raccontandomi che,  a danneggiarlo,  era stato, da bambino (siamo agli ultimi anni del secolo XIX),  uno dei suoi tanti fratelli, poi emigrato negli Stati Uniti. Ogni volta che ci passo davanti, non posso far a meno di guardare quel naso, mancante della punta; ma ogni volta noto anche le condizioni sempre più precarie del monumento. Il progressivo degrado lo mette addiritturai a rischio di caduta, forse con piacere di qualche vicino confinante che potrebbe avere il passaggio più ampio per entrare nelle proprietà.
Ma si perderebbe un pezzo di storia borghigiana.
In più occasioni mi sono posto il problema del restauro, anche quand'ero Sindaco, ma mi veniva detto che  la particella catastale,  su cui insiste il monumento, era di proprietà privata. In quegli anni, poi, si discuteva della vendita e del restauro del palazzo Giorgi, rimandando a quel momento anche la riparazione del monumento a Pio VII.
Oggi il rischio caduta è più evidente e il monumento transennato, con le pietre rovinate a terra, non è certo un bel biglietto da visita per i tanti turisti che percorrono via della Repubblica per andare a visitare il vicino "ponte del diavolo". Bisogna davvero trovare una una soluzione.
Nel  2013, anche a seguito di un colloquio con la dottoressa D'Aniello della Soprintendeza, mi sono interessato di far redigere un preventivo di restauro, da parte di Lorenzo Lanciani di Barga e Michele Martinelli di Valdottavo, due bravi restauratori che lavorano nel chiostro del convento di San Francesco del Borgo. Il preventivo è all'Ufficio Tecnico comunale e la cifra non mi sembra impossibile da reperire.
Speriamo che finalmente si possa fare qualcosa. Il mio appello lo rivolgo al nuovo Sindaco, come già  feci con il precedente.
Dell'esistenza di questo preventivo di restauro ne ho parlato anche nel corso dell'ultima riunione dei soci dell'Istituto Storico Lucchese che si svolse a palazzo Santini qualche mese fa.
Se poi si insiste che il monumento è proprietà privata, allora  il Comune può intimare al proprietario il restauro e,  se il proprietario non provvede, il Comune può procedere al restauro, addebitando al proprietario stesso la spesa. Ancora più semplice.
Ma pensare che un monumento del 1814 sia privato lo ritengo abbastanza inusuale, anche alla luce del prolungarsi dei lavori di restauro del palazzo, ancora lontani dalla conclusione.
Volere è.....potere!  Speriamo.
L'ultimo dei Giorgi  ad abitare quel palazzo è stato l'avvocato Gino, deceduto nel 1948 e poi vi ha abitato la vedova di lui, Benita Sarti, che l'avvocato aveva sposato in seconde nozze. Non avendo il Giorgi  figli maschi la famiglia si è estinta, almeno nel cognome.
Una figlia dell'avvocato Gino, Marianna,  aveva sposato il  15 aprile 1922 Enrico Odoardo Moroni, meglio noto come Edoardo Moroni di Lucca (era nato a Cordoba il 13 ottobre 1902) che, sul finire della seconda guerra mondiale, fu Ministro dell'Agricoltura e Foreste della Repubblica Sociale Italiana. Edoardo Moroni e Marianna Giorgi ebbero tre figli Bebe (Maria Paola), Giorgio e Dori (Maria Laura).
Il Moroni fu uno dei pochi ministri della Repubblica ad avere salva la vita, visto che la gran parte dei membri del governo della Repbblica furono fucilati sul lago di Como nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile 1945. Nell'aprile del 1945 sembra che abbia trovato rifugio a Luino a casa del direttore generale del suo Ministero, Albertario (che risulterà successivamente essere un membro del CLN Alta Italia. Dopo varie peripezie riuscì a fuggire in America latina.  Soggiornò dapprima in Argentina (dove ottenne la cittadinanza essendo lì nato) in cui lavorò come funzionario del governo di Peron e in seguito in Brasile, poi si trasferí definitivamente in Argentina. Tornò in Italia per partecipare ai funerali della figlia Bebe, scomparsa prematuramente a Lucca il 6 Agosto del 1958. Morì a Bueonos Aires il 3 febbraio 1975.
Un'ultima annotazione: sopra il cancello di ingresso al giardino c'è una nicchia, tuttora visibile, in cui era conservata una antica statua di San Rocco (patrono della parrocchia), in marmo bianco. Durante la processione del 16 agosto il sacerdote si fermava davanti a quella statua ed impartiva la benedizione. Chissà se i proprietari l'avranno conservata?
Gabriele Brunini - bruniniborgo@libero.it
20 agosto 2014


clicca sotto la foto per vedere interessanti immagini sul palazzo Giorgi e sulla famiglia







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