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Storie da non dimenticare: LA MORTE DI UN GIOVANE BORGHIGIANO NELLA COSTRUZIONE DELLA DIGA

Nella vita delle comunità ci sono tante storie minori, episodi comunque significativi, che non è giusto dimenticare.
Anche la morte del borghigiano Leonardo Fazzi, operaio ventenne, che lavorava alla costruzione della "diga di Borgo a Mozzano" sul fiume Serchio, negli anni '50, appartiene a queste.
Lo ricordiamo per non dimenticarlo.
All'inizio degli anni '50 fu decisa la costruzione dello sbarramento sul fiume Serchio, all'altezza di Borgo a Mozzano,  poco prima del ponte Umberto, appena ricostruito, dopo la distruzione della seconda guerra mondiale (fu distrutto dai tedeschi in ritirata il 26 settembre 1944). Lo sbarramento ed il bacino d'acqua che si andava a creare fin sotto il "ponte del diavolo", sarebbe servito per alimentare la grande centrale idroelettrica di Vinchiana, fino alla quale l'acqua sarebbe arrivata (con un salto di 55 metri) attraverso una condotta forzata costituita da una lunga galleria sotterranea, scavata nella roccia, sul lato sinistro del fiume, dal Borgo fino a Vinchiana, lunga circa 7 km. La centrale di Vinchiana, al tempo rappresentava una grande risorsa di energia elettrica (produceva 100milioni di kW). I lavori per la sua realizzazione durarono dal 1949 al 1954.
Siamo nei primi anni del dopoguerra; anni difficili e di miseria; di un'Italia che stentava a ripartire, con le tante opere da ricostruire, dopo le immani distruzioni materiali e morali del secondo conflitto mondiale. Migliaia di uomini erano tornati dal fronte o dalla prigionia, non trovando occasioni di lavoro. Così la costruzione della diga e della galleria, oltre che essere considerata, nel linguaggio di oggi, "una grande opera", diventò anche una formidabile occasione di lavoro, diretto e di indotto, per migliaia di persone, anche delle nostre zone e per i giovani soprattutto. Anche mio padre, dopo aver sofferto la trafica ritirata di Russia e dopo un lungo periodo di cure in un ospedale di Cervia, lavorerà alla galleria Borgo-Vinchiana, guadagnandosi, come tanti, anche la silicosi.
Leonardo Fazzi, poco più che ventenne, lavorava con la Ditta Fratelli Scardovi, il cui rappresentante portò alle esequie il saluto dell'Azienda e di tutte le maestranze:
"Per la prima volta - affermò parlando in chiesa - il lavoro duro della galleria ha reclamato la sua vittima, noi oggi siamo qui raccolti per onorare la salma di uno di noi, caduto nella pacifica trincea del lavoro e, come nel cantiere, viviamo in comunità di intenti, anche ora che il gelo della morte ha spInto il nostro compagno di lavoro LEONARDO FAZZI fino sull'orlo della sua ultima dimora, vogliamo essere con Lui e con Lui saremo sempre durante il lungo periodo di lavoro, finchè il giorno in cui le acque del Serchio, domate dall'ingegno dei tecnici e dal lavoro delle maestranze irromperanno nella galleria ed avrà inizio il primo giro delle turbile. L'animo di LEONARDO FAZZI sarà presente e gioierà con noi lieto di avere col proprio sacrificio contribuito a quest'opera di civiltà umana".
La morte del giovane fu vissuta come tragedia da tutta la comunità borghigiana e grandissima fu la partecipazione al dolore della famiglia ed ai funerali, come testimoniano delle vecchie foto che sono riuscito a rintracciare.
Il padre di Leonardo era Igino Fazzi, pittore, che lavorava insieme a Pellegrino Lamberti ("Pelle"); mentre la mamma era Lina Sarti. Una sorella di Leonardo, Lida Fazzi, è ancora viva ma, al momento, non sono riuscito a rintracciarla (ha 88 anni).
I parenti del Borgo di Leonardo sono i fratelli Fazzi (Antonio e Giancarlo) e i Sarti (Ludovica e Antonio).

Nei primi giorni di marzo 2016 ho finalmente trovato, pubblicate da Eugenio Agostini su facebook, diverse foto della diga in costruzione, che non ero riuscito mai a trovare, nemmeno nell'archivio Enel. Sfoglia le immagini di questo sito...







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