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2003: UNA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI RIZZO E DILIBERTO

QUANDO RIZZO E DILIBERTO SI OCCUPARONO
DEL SINDACO DI BORGO A MOZZANO:  CHE ONORE !!!
 
Girando un po’ tra i tanti miei documenti/ricordi, mi sono imbattuto in una interrogazione parlamentare dei comunisti Marco Rizzo e Oliviero Diliberto per far rimuovere una targa, fusa in bronzo, che avevo fatto sistemare nell’atrio del palazzo municipale di Borgo a Mozzano. La targa riportava il Bollettino della Vittoria del Generale Diaz, del 4 novembre 1918, il cui testo si imparava a memoria nelle scuole elementari e che riassumeva la sconfitta dell’esercito austro- ungarico con la frase: “i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono  in disordine e senza speranza  quelle valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
La targa si trovava nell’ atrio della scuola elementare di Chifenti, costruita dal regime fascista e  chiusa nei primi anni ’90, con il trasferimento degli alunni nella scuola elementare del Capoluogo.
Fino a quel momento generazioni di alunni, insegnanti, direttori didattici, sindaci, parroci, cittadini, sono entrati in quella scuola osservando la bella targa e magari leggendone ogni giorno qualche frase, conosciuta a memoria.
Quando fui eletto Sindaco, nel 1995,  l’Amministrazione valutò opportuno vendere l’edificio, che si trovava già da anni nel completo abbandono e, sentita la popolazione della frazione, l’alienazione fu decisa dal Consiglio Comunale. L’edificio andò così all’asta e fu venduto ad una persona del luogo. A quel punto fu tolta la targa in bronzo, che fu portata nei magazzini del comune.
Quando nel 2003 decidemmo di fare una nuova statua in bronzo per il monumento ai caduti (inaugurata il 7 settembre 2003) sottoponemmo la targa allo scultore Malerbi che, apprezzando il pregevole lavoro, si offrì di restaurarla gratuitamente.
Una volta restaurata la targa fu apposta nell’atrio del palazzo municipale, ripulito anch’esso in vista della festa prevista per il 7 settembre.
A quel punto i soliti noti sinistri della politica, locali e non, scatenarono un putiferio, il cui fine era  soprattutton quello di guastare la grande festa che si stava preparando e che fu, davvero, una grande festa di popolo.
Si mossero perfino i deputati comunisti Rizzo e Diliberto, che segnalarono, in una interrogazione parlamentare il grave comportamento del Sindaco di Borgo a Mozzano, che aveva sistemato nell’atrio un cimelio storico con il Bollettino della Vittoria. Il “delitto” derivava dal fatto che, in calce al bollettino, scolpite anch’esse nel bronzo, c’erano due frasi “scellerate” firmate da Benito Mussolini, che gli interroganti segnalavano al Ministro in tutta la loro gravità, riportandone puntualmente il testo: “la Patria non manchi al suo radioso futuro” e “il ventesimo secolo veda Roma al centro della civiltà latina e dominatrice del Mediterraneo”.
Gravissimo, scrivevano gli interroganti, era anche che il Sindaco Brunini aveva affermato di aver fatto sistemare quella targa “per ridare peso ad una testimonianza importante del nostro passato”, riferendomi chiaramente al Bollettino della Vittoria che occupava il 95% della targa in bronzo.
Poiché la strumentalizzazione delle sinistre rischiava di rovinarci la festa, presi la decisione di togliere la targa dall’atrio del Comune, diramando il seguente comunicato Stampa del 25 agosto 2003 che riporto integralmente:
Gesto distensivo di Brunini – La lapide della discordia verrà spostata
Per non cadere ostaggio di una strumentalizzazione politica assolutamente ingiustificata contro l’Amministrazione Comunale, il Sindaco di Borgo a Mozzano Gabriele Brunini ha deciso di rimuovere dall’atrio del Palazzo Comunale, dove era stata recentemente collocata, la lapide, recante il testo del Bollettino della Vittoria nella prima guerra mondiale e la ormai famosa frase di Mussolini rivolta alle giovani generazioni,. Sulla vicenda il Sindaco Brunini ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Per evitare ulteriori polemiche e strumentalizzazioni, che tentano di ledere l’immagine di Borgo a Mozzano e della sua Amministrazione, ho preso la decisione di togliere dall’atrio del palazzo municipale la lapide e di spostarla in altro luogo, da concordarsi anche con le associazioni culturali comunali e con i rappresentanti del Consiglio Comunale.
Sono sempre convinto che l’operazione di recupero di un cimelio di particolare valore vada letto unicamente nel suo aspetto di riscoperta di memorie storiche e culturali che per decenni erano state nascoste, quando non distrutte o trafugate; senza aver paura di confrontarsi con un passato, sicuramente tragico e fonte di grandi divisioni, che però, a sessanta anni dalla fine della guerra, può essere studiato e discusso con quella capacità di analisi storica che la passione politica spesso travolge; con l’idea, o l’illusione, di arrivare ad una autentica pacificazione nazionale, di cui il popolo italiano ha bisogno, senza dimenticare gli errori o i torti subiti.
Sono stato in questi anni particolarmente attento ad ogni fatto della storia passata e recente che potesse riguardarci e, soprattutto, sono interessato a recuperare i documenti o le memorie, di qualsiasi genere, che possano essere ancora riscoperte, salvate e valorizzate. Anche la lapide contestata rientrava in questa linea; come il progetto per riaprire le fortificazioni della Linea Gotica o il recupero dei resti del mazziniano Pietro Barsanti o l’impegno, già preso, di ricostruire la distrutta lapide che ricordava la liberazione di Gioviano da parte delle truppe alleate.
Io continuerò a lavorare su questa linea, con la correttezza che ho sempre usato verso la storia e verso gli avversari politici; correttezza che i miei concittadini ben conoscono.
Ho deciso di convocare un Consiglio Comunale aperto ben sapendo che ci potrà essere chi, in questa importantissima occasione, sfrutterà il momento per fin troppo facili strumentalizzazioni politiche: spero che questo non accada perché credo sia troppo importante, dopo tutte le polemiche scaturite, parlare con i cittadini di come hanno vissuto quel periodo tragico della nostra storia, da una parte e dall’altra. Voglio parlare con la gente che c’era e con i giovani, per sapere cosa ne pensano. Voglio che almeno a Borgo a Mozzano si possa finalmente valutare serenamente il passato, senza dimenticare niente, ma senza più odio.
Un po’ come disse di volere l’On Violante quando si insediò alla Presidenza della Camera dei Deputati, o come ha fatto il Ministro Tremaglia il 25 aprile deponendo fiori al Sacrario della Monterosa ed al Cippo che ricorda i giovani partigiani fucilati in Val Fegana. Io sono orgoglioso di essere stato con il Ministro a deporre quei fiori.”
 
Dopo essere tornata  per qualche anno nei magazzini del Comune, finalmente, la targa è stata sistemata nel Museo della Linea Gotica, presso la Stazione di Borgo a Mozzano.
 

 
 
 
 







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